Riflessioni

Un mondo a misura di idiota

(Brogliaccio del video: youtu.be/sdhzAs_x1hg )

Nel suo spettacolo” Armageddon” Ricky Gervais fa una battuta che mi ha dato un po’ da pensare.

Diciamo almeno mi ha dato da pensare più della media delle sue sempre argute batture.

Una volta di più mi si è ripresentata una domanda, una questione sulla quale ho avuto a lungo opinioni estreme, su cui poi mi sono tranquillizzato, per poi subire un nuovo picco di dubbi e paure. È il destino di tutte le domande irrisolte.

E la domanda è, in via del tutto semplificata, questa: “quanto sono inutili e idioti, gli esseri umani?”

Gervais dice, è una battuta certo, ma la plausibilità dell’affermazione non consente di liquidarla a cuor leggero solo come tale, sostiene, dicevo, che il progresso umano è avvenuto grazie ad alcuni grandi geni, per balzi e che l’ uomo comune non ha avuto un ruolo, in questo.

Difficile negare che sia un’idea tentatrice.

Nel branco dei babbuini, ogni tanto, salta fuori un babbuino genio che inventa la ruota mentre gli altri babbuini continuano a grattarsi le chiappe.

Ma non funziona davvero così. Sul fatto che le cose non stiano per niente in questo modo ho una discreta certezza, almeno per quel che riguarda il passato.

In passato, almeno, questa affermazione era falsa al di là di ogni dubbio e ve lo vado a dimostrare. Sull’oggi purtroppo questa certezza traballa e si apre allo sconcerto. Ma rimaniamo concentrati sulla prima parte della questione.

Quale è stato il ruolo giocato dall’uomo “comune” nell’opera di Newton, Galileo, Colombo, Brunelleschi e Aristotele?

Guardando la società umana come fosse un waferone di semplicistici strati sovrapposti di ruoli non banalmente sociali, ma mansionistici e legati all’arte di ognuno le cose non vanno affatto come sostiene Gervais.

Partendo dal più basso e infimo strato, se nel freddo e grigio inverno britannico, l’uomo del carbone non avesse tenuto acceso il fuoco del geniale e pestifero Newton, a quest’ultimo si sarebbe gelato il cervello, con destini fatali per il calcolo infinitesimale e per la gravitazione universale. Non è forse così? E l’uomo del carbone anche lui ha guardato la luna. Non sapendo fare quasi niente, se non portare il carbone, ha contribuito a portarci lì.

Che dire della COLF…, pardon mi sono sbagliato: che dire della serva di Colombo? Che se non gli avesse rassettato le carte magari lui non avrebbe commesso quel grossolano errore di calcolo che lo portò a intraprendere la traversata dell’atlantico?

Ma saliamo di un gradino più in su. Gente che sa fare, costruire, crescere cose.

Se un abile artigiano non avesse perso gli occhi a smerigliare lenti in Olanda, il grande pisano non avrebbe mai scoperto che l’universo è costituito di un’unica materia, che Giove e gli altri mondi non sono attaccati a sfere o a pelle piene di neve. Se un falegname non gli avesse costruito sfere perfettissime di legni di vari pesi, Galileo non avrebbe potuto dimostrare che una piuma cade con la stessa accelerazione di una palla di cannone.

Se Aristotele, o qualsiasi altro nullafacente geniale o prete sfuggito alla miseria, non avesse avuto 10 (10!) contadini a lavorare per farlo mangiare e pensare, lo stagirita sarebbe dovuto andare a raschiare il muschio dai sassi, per procurarsi qualche caloria,  bastante forse per sopravvivere, ma non certo per pensare. Non avrebbe nemmeno potuto mettersi dall’oggi al domani a coltivarsi il cibo, il grande sapiente, perché la maestria del contadino nel far crescere le piante e costruire e riparare gli attrezzi della propria arte, non ha molto alle fare con le elucubrazioni un po’ a occhiometro del filosofo sulla botanica o su altro.

Dal carbonaio e dalla serva, su verso l’arte del contadino e la sapienza dell’artigiano, del muratore che realizza sapientemente le visioni pericolose del Brunelleschi, su su, verso gli ignoti ingegneri romani che inventarono il cemento che si autoripara, fino alle miriadi di scienziati, tecnici e filosofi senza volto che sono sempre stati il prato dove sono fioriti i fiori più mirabolanti dell’intelletto umano.

L’ esempio scelto da Gervais è forse davvero il più sbagliato di tutti: l’ uomo sulla luna fu uno sforzo epocale di un’intera nozione. Senza di esso von Braun sarebbe potuto rimanere a lavorare per i nazisti e martelli e piume potrebbero precipitare ancora a diversa velocità.

L’idea del grande genio che fa fare grandi balzi alla conoscenza umana fa venire in mente quello che dice Sheldon Cooper: “Non provare a tirare in ballo Einstein: ha fatto le sue scoperte quando nessuno sapeva niente, qualunque cosa era una grande scoperta.” (Oh, don’t play the Einstein card! His great breakthroughs happened when no one knew anything. Everything was a great breakthrough.)

Bene, quindi mi pare che il punto sia fin qui dimostrato e Brecht ne sarebbe felice: il progresso umano è stato sempre uno sforzo collettivo.

Capisco però da dove viene il fraintendimento di Gervais. In realtà quella di cui lui parla è l’esperienza di ognuno di noi.

Nel progresso intellettuale collettivo il contributo di ogni singolo si perde in un mare di contributi spesso più rilevanti.

La ragione è legata al fatto che, anche se ci si occupa di quello specifico e specialistico aspetto di una disciplina, spesso ciò su cui si lavora è già stato risolto da altri.

Questo aspetto non potrà che peggiorare, con l’avvento della IA: la velocità di soluzione dei problemi sta aumentando drammaticamente. Basta vedere cosa sta combinando il Deep Mind di Google con le proteine e con i materiali. In poco tempo ci ha portato avanti di decenni, in lavori da ergastolano che sarebbero costati vite intere di ricercatori. Adesso la ricerca non si farà sulle proteine e su materiali a caso, ma su tutti i possibili casi, già esplorati dal calcolatore.

Il contributo di ognuno, anche dei più specializzati potrebbe essere presto irrilevante, se visto da una sorta di punto di vista “universale”.

Però non c’è nessuna differenza da come vive da sempre la stragrande maggioranza di tutti noi.

Sappiamo, e spesso non ci interessa, che il nostro contributo è minuscolo, insignificante.

Questa sorta di “mondo moderno” alla Chaplin non è iniziato l’altro ieri. È iniziato tutto dal momento in cui i chimici hanno mutato con arte i loro prodotti devoti allo sterminio di innocenti, in potenti mezzi per ammendare il suolo e rendere superflui alcuni di quei 10 contadini. Arrivano poi le macchine e solo 1 può lavorare la terra per molte centinaia o migliaia.

Qui il mondo è cambiato davvero. Le chiappe delle moltitudini si spostano: dalla terra, nelle fabbriche. Poi ancora, dalle fabbriche sulle poltroncine da ufficio e sui divani.

Il contadino decadendo, diventa operaio, diventa tagliatore, fresatore, diventa piccolo burocrate, diventa commesso e infine pubblicitario.

E se prima il mugnaio conosceva ogni dente di ogni ingranaggio del proprio mulino, oggi l’impiegato non ha idea di come funzioni il pulsante di accensione del suo computer.

Non avevamo già più il controllo dei nostri strumenti 15 anni fa. Adesso che gli strumenti stessi stanno diventando rapidamente più capaci di noi, che fine fa il nostro contribuito individuale?

Ci guardiamo intorno e vediamo persone che non capiscono perché è ovvio ritenere che la terra sia approssimativamente una sfera. Ci guardiamo intorno e ci sono persone che pensano che si starebbe meglio in un mondo pre Magna Carta, in uno scenario Orweliano di stile putiniano o cinese. Ci sono quelli che guardano la televisione, guardando programmi tv su persone che guardano programmi tv che riguardano star della tv.

L’ipotesi di Gervais torna quindi a farsi forte: forse viviamo in un mondo a misura di idiota. Idioti sempre più longevi e vecchi, sempre meno rilevanti a livello produttivo e politico, conviventi con popoli giovani che però sperimentano oggi un medioevo fatto di religione, sopraffazione e misoginia.

Ma questo è tema per un altro video.

Volendo chiudere con una nota positiva o quasi, è importante tenere sempre presente che le cose della vita umana non hanno un valore per sé.

I più alti conseguimenti dell’intelletto, i più preziosi sentimenti, gli atti più eroici non sono che polvere tra le stelle.

Il valore che diamo a noi stessi è l’unico parametro che valga la pena di essere tenuto in considerazione. Per questo continuiamo a giocare a scacchi, anche dopo aver creato una macchina che ci supera in questo e in tante altre attività che ritenevamo essere peculiari a noi, umani.

Per questo viviamo ogni giorno, persino gioiamo, pur sapendo che siamo polvere e che polvere ritorneremo.

In questo senso l’uomo non è solo la misura di tutte le cose. È l’unica misura possibile, per l’umano.

Ricky Gervais Armageddon: youtube.com/shorts/S2mu7HaO04c?si=GeV-nBSMbTcnYzeA

Guida Galattica per gli autostoppisti, Pensiero profondo: www.youtube.com/watch?v=5ZLtcTZP2js

Marchese del Grillo: Gasperino il carbonaio: www.youtube.com/watch?v=QTrxbaX_n8k

Caduta di un martello e di una piuma sulla luna. Apollo 15: www.youtube.com/watch?v=Oo8TaPVsn9Y

Einstein spiega la relatività: www.youtube.com/watch?v=Vs8u-iEIkqk

Aristotele e Alessandro: www.youtube.com/watch?v=dCRUg6yBTJQ&t=37s

Vita di Galileo di Brecht: www.youtube.com/watch?v=aZF1Ue3c3Co

Chaplin: Tempi moderni 1936-La catena di montaggio: www.youtube.com/watch?v=naXCAyNw-7w

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