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umpa lumpa: perbenismo, politicamente corretto e come fare a non fare un video su R. Dahl

// Brogliaccio del video: youtu.be/Ck6hQl44XZA //

Gli umpa lumpa non sono “piccoli uomini”, ma “piccole persone”!

Lo sapevamo già: ma sappiamo se si tratta semplicemente di una comunità gender fluid, come secondo alcuni antropologi del senno di poi, oppure di una vera e propria specie di quelle che si riproducono per mitosi dei baffi, come nell’opinione di alcuni esperti cioccolatieri.

Be’ sono sempre nani, però, no? No! Sono persone diversamente alte: nel libro non troviamo mai la parola “nano”. Un po’ di attenzione!

E la parola “grasso”? Quella c’è eccome! Via! Tolta! Tutti secchi! Proprio “fat”, non solo “fatty”. Ci si chiede quindi come si potrà riscrivere una frase come “Questa qui è anche peggio di quel grassone!” disse Nonna Josephine. “Quella lì ha veramente bisogno di un paio di sculaccioni”

Sculaccioni!? Oddio! Violenza su minore!

Ma mi sono fatto traviare dal mio entusiasmo e ho già abbandonato il buon proposito di non parlare del fatto che gli eredi e l’editore di Roald Dahl hanno avuto la fantastica idea di riscrivere la Fabbrica del Cioccolato e gli altri libri di Dahl, rimuovendo parole come “grasso” o “grassone” e, quindi faranno forse un concorso pubblico per riscrivere espressioni tipo “Grossi rotoli di ?????? flaccido […]” oppure “[…] disse il ??????ne, allungando di nuovo la mano dietro di sé per prendere un’altra tavoletta di […]”

Che ne faremo di magistrali frasi come: “Rutta, brutto scemo, rutta o non verrai mai più giù!”

E via! Ci sono ricascato senza passare dal via! Vabbè, mi arrendo: parliamone!

Tra l’altro vedete bene che sullo sfondo passano le immagini del film del ’71, con Gene Wilder. Su quello di Tim Burton stendiamo pure un velo pietoso. Ma questa è una divagazione nella divagazione! Aiuto!!!

E quindi?

E quindi quel bambinetto stronzo di Augustus Gloop adesso non è più definito “grassone” o “brutto grassone”, ma “enorme”… Enorme… Certo. Ma non sarà un po’ giovane per definirlo già enorme? Ancora non avrà nemmeno raggiunto la pubertà… Be’, che dire: beato lui!

Arghhh! Scusate. Mi lascio trascinare!

E gli altri libri di Dahl non ne rimarranno immuni.

Va bene, stiamo parlando di libri per bambini. È grave voler sostituire “femmina” con “donna”?

Forse no, le sensibilità di oggi sono cambiate.

Cambiate tanto che non si può più essere maschio o femmina?

Certo, ci sono tutte le altre opzioni, certo.

Ma anche queste sono sempre sul piatto, no?

Ma certo, un bambino in età da leggere Dahl sa che ci sono le donne, ma non lo sa mica, che ci sono le “femmine”, no, mica.

Chiedetelo a mio figlio: “Bimbo bello, le tue compagnucce di classe sono femmine, secondo te?”

Questo è il modo più sicuro, per un genitore, di farsi lanciare prematuramente il classico sguardo da adolescente “non capisci davvero un cazzo, babbo!”

Vabbè! Andiamo avanti…

Insorge la comunità degli intellettuali!

Salman Rushdie si incavola di brutto, insieme a tanti altri. Come dare torto a barbetta strabica… Ops! Scusate! Come dare torto a qualcuno che per dire le cose come le pensa si è tirato addosso una condanna a morte da barbaccia malvagia… Ops! Scusate ancora: si può dire “malvagia” di una barba oppure si deve dire “cattivella”?

Ma forse tutti noi, ed è per questo che ero partito per NON fare un video su Dahl, ma in primis persone rilevanti proprio come Rushdie, forse, dico forse, non è che siamo forse caduti in una trappola di markettari?

Insomma, su Dahl si sta davvero per abbattere una pulizia degna del Ministero della Verità, oppure tutto ciò è stato fatto a sommo studio dall’editore? C’è dietro solo una versione modernizzata di orrido perbenismo oppure… mhhh! Come ha detto il mio amico Lorenzo: “La puzza di soldi comunque è forte”

Sì è davvero forte: “Netflix Acquisition The Roald Dahl Story Company Posts $36.7 Million Revenue”, titolava Variety un mesetto fa.

E quindi, si pensa male se ci si fa venire il sospetto che questa vasta polemica cada a fagiuolo? Si sa, a pensare male… e così via.

Ebbene, ero partito per NON fare un video sulla vicenda Dahl, uno dei tanti che si stanno facendo adesso, ma sono caduto in tentazione. Perdonami padre delle letteratura e della videosfera!

Che video volevo fare? In fondo un video inutile, ancor più di questo, perché volevo stigmatizzare il neo-perbenismo, la negazione tramite censura dei nostri più bassi impulsi verbali.

Non posso definire qualcuno “brutto nano foruncoloso”, perché sarei IO una brutta persona e tutti noi lo sappiamo.

Oggi per noi è un’ovvietà, certo.

Magari non è tanto ovvio nei circoli neofascisti di Roma sud, ma dalle mie parti sì, è un’ovvietà.

Ma si può pensare che la medesima sia un’espressione legittimamente censurabile nella letteratura?

Non si può chiamare chiamare un afrodiscendente con la parola con la “n…”. Per la mia e la vostra sensibilità la cosa è ovvia.

Ma come facciamo con Celine? In “viaggio al termine della notte” le varianti della parola “negro” ricorrono 68 volte (magie degli ebook).

Che fare di una frase come “[…] ‘sto casino di negri sovreccitati e gracchianti. […]” o come “Ci sono neanche cento negri dentro, ma fanno un casino per diecimila, ‘sti froci!…”

Sempre citando l’amico Lorenzo: “A quando un Céline per le elementari?” (Mi ha ispirato lui ad andare a ripescare nelle torbide acque del maestro).

La repulsione per le parole d’odio, per le parole della discriminazione è qualcosa che sento dentro visceralmente.

Odio rabbiosamente il razzismo, passo la mia vita a nausearmi nel vedere come si comportano nel mondo del lavoro gli uomini verso le donne e poi come, quegli stessi idioti, cambiano subito registro quando entro nella questione io, con il mio metro e ottantacinque per centoventi chili.

Sento l’istinto omicida che mi viene su dalla bocca dello stomaco, quando qualcuno se la prende con un bambino. Amerei ritrovare senza il figlio quel padre che una volta stava insultando il bambino per una sciocchezza. Amerei ritrovarlo perché ancora oggi mi pesa di avergli solo fatto un urlo, facendolo allontanare frettolosamente con la sua vittima.

Amerei ritrovarlo e fargli assaggiare cosa vuol dire essere aggredito, anche solo verbalmente, da qualcuno più forte di te.

Voglio veder soffrire chi si compiace di attaccare chi si suppone più debole o, semplicemente, più esposto.

Poi non lo faccio, perché sono un tipo civilizzato e anch’io ho le mie vigliaccherie, ma rimane il fatto che: vigliacchi, razzisti, sessisti, che siano in piena vista nei circoli governativi di Roma sud o, mimetizzati nei salotti della Milano imprenditoriale, siete i miei nemici!

Ma odio anche voi, dannati neo-perbenisti, che avete paura delle parole, che volete cambiare la lingua dal fondo di un moralismo che non può essere migliore del moralismo di preti e conservatori.

Vorrei che ci potessimo emancipare dalla stupidità in tutte le sue forme, sia essa reazionaria o al passo coi tempi e con le tendenze.

Se una persona transgender non può sopportare che una come la Rowling, una signora che ha avuto una sola idea buona in tutta una vita e c’è diventata ricca, si sfoghi su internet con parole quantomeno fuori luogo e chiaramente false, quindi dobbiamo indulgere nella censura e nel boicottaggio? Oppure dobbiamo diventare tutti più forti proprio in quelle parti di noi che sono più esposte al dolore e alla pubblica vista? Che colpa ha l’opera letteraria delle storture del suo autore?

So che molti riterranno che io sia l’ultima persona al mondo che possa parlare di questi temi. Forse è vero ma non me ne frega niente. Chi può vivere bene in un mondo in cui la parola è così temuta, mentre gli atti vanno avanti indisturbati?

Come possiamo combattere la guerra nelle menti dei reazionari, se a loro contrapponiamo un nuovo tipo di oscurantismo, fatto di censura e riduzione al silenzio?

La censura e la riduzione al silenzio tolgono a chi è a rischio di subire violenza l’occasione di fortificarsi, in un ambiente controllato e sicuro come quello della letteratura.

Il bullismo non si combatte rinchiudendo il bullo in un recinto, ma insegnando al bullizzato a farsi valere. Fidatevi, io ne so qualcosa.

Certo in parte mi identifico nel piccolo Charlie, in quello . Ci crediate o no anch’io ero magro, carino e biondo, da ragazzino. No? E’ uguale! Però fa anche venire un po’ voglia di menarlo, soprattutto nel remake di Burton, non vi pare. Curiosità: vado a memoria, ma mi pare proprio che Dahl non ci dica niente, sulla fisicità di Charlie. Anche questo qualcosa vorrà forse dire, dato che ciccione, gambe corte e così via non mancano, per altri personaggi. Sui nonni allettati, mah! Lasciamo andare.

Scusate, mi sono lasciato trasportare. Dovete sapere che io scrivo spesso i miei video in modo abbastanza puntuale. Poi riguardo il testo e tempero le mie ingenuità e i miei più evidenti sfondoni, nei limiti delle mie capacità.

A questo giro, mentre sto scrivendo queste parole, penso proprio che non farò revisioni, prima di passare a registrare. È una scrittura di pancia e forse anche questa non merita censura.

Respiriamo…

Chiudo con un pensiero banale: togliendo da “viaggio al termine della notte” tutte le parole “brutte”, rimarrebbe pur sempre un viaggio nell’oscurità, non avremmo comunque un Celine per le elementari.

Ma non è forse meglio che una persona giovane lo compia tra le pagine di un grande romanzo, un simile oscuro viaggio, piuttosto che arrivare impreparato e subire il fascino di certe cose senza aver potuto sviluppare i giusti anticorpi intellettuali?

Alla fine forse non è completamente un video sulla censura promozionale di Dahl, via! È andata meglio del previsto.

In calce (in descrizione) trovate, come sempre, la bibliografia minima sugli argomenti trattati.

CIAO!

Bibliografia minima:

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E poi, per completezza:

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