Genericamente gentile Vignaiolo e/o Azienda
Cari amici del vino, dovete sapere che, in questa epoca di media sociali e di comportamenti antisociali, i #Vignaioli parlano tra loro e tanto.
La palma del tizio di cui più ci lamentiamo – su FB, su WhatsApp e
presso altri barretti virtuali – rimane quella per il richiedente
campioni gratuiti, ovviamente. Campioni gratuiti per recensioni,
campioni gratuiti per future e possibili relazioni commerciali di là da
venire, campioni gratuiti perché ho tre follower su instagram…
Oggi il vignaiolo avvertito e rotto a tutte le esperienze di questo
nostro mondo di passioni e abbiezioni, rifiuta cortesemente o ignora
rigidamente questi individui.
Nello stesso modo oramai – è questione di sopravvivenza – si rifiuta di
partecipare (o lo dovrebbe) alla miriade di “manifestazioni enologiche”
che spuntano ovunque, degustazioni, premi, fiere, b2b e mostri a venti
teste.
E questo è il nostro secondo classificato: quello che ci
contatta per invitarci a partecipare a tutte quelle note manifestazioni
in cui io ti porto il vino, io sbicchiero, io faccio il simpatico con
l’avventore, il tutto gratis e magari ti devo dare anche 300 euro ed
essere grato. Companeros vignaioli! Suvvia!
Queste cose servono
solo a chi le organizza, che intasca facili quattrini e visibilità a
spese del nostro tempo e del nostro vino. Sveglia!
Ma divago.
Il terzo tipo è quello che “cerco vino per il mercato protetto della norvegia, per il trust canadese, per il re della Nigeria”. Non sono necessariamente e propriamente – almeno non sempre – bieche truffe, ma semplicemente stalker della pace del Vignaiolo che si mette lì, risponde, magari manda vino…
Ma eccomi al punto del mio post.
Tutti questi signori ci inviano email generiche e circolari “Cara
Azienda/produttore/vignaiolo/signore/forma di vita ignota” e ciò li fa
ricadere sotto un’unica, grande ed onnicomprensiva categoria di spammari
senza possibilità di perdono.
Devono capire, questi “signori/robot
per l’invio di email massive e generiche” che il Vignaiolo, piccolo,
medio o minuscolo che sia, lavora prima di tutto mettendosi in prima
linea e relazionandosi con il cliente in prima persona.
Il vino,
mi piace ripetere a chi ancora mi ascolta, è per il 90% racconto e non
certo una narrazione generica, ma uno storytelling tagliato e ripensato
ogni volta in base alla persona che ci troviamo di fronte. Per questo
troviamo inaccettabile che ci si rivolga come se fossimo una categoria
uniforme, senza curare minimante il contatto personale, senza, prima di
rivolgersi a noi in quanto imprenditori e commercianti, averci
conosciuti come #Vignaioli, attraverso la nostra facondia e tramite i
nostri vini.
Senza neanche un bacetto prima, insomma.
Cari
signori spammari andate a quel paese! Il mio vino non l’avrete! Troppo
sangue e sudore ci costa quello che riusciamo a portare nelle nostre
bottiglie per poi doverlo svilire cosi.