Politica

Alicio nel Paese degli Ipocondriaci

Precipitai giù per un buco e mi ritrovai inopinatamente nel Paese degli Ipocondriaci, un po’ per decreto un po’ per inclinazione e il mio dispetto ne fu enorme.

NOTA: ho molti amici medici e, dato che vorrei conservarmi il loro affetto, li invito tutti a non leggere oltre, perché ho piena intenzione di parlare malissimo della loro categoria in generale e benissimo delle punte di diamante della professione ippocratica.

Precipita precipita mi sono ritrovato dunque in un Paese dove il ridicolo regna sovrano, dove devo dichiararmi poliamoroso (e non nella comoda e bella configurazione del tre ma a quartetti o sestine) per poter stare con gli amici. Il Paese in cui tutti, come tanti automi, andiamo per strada, all’aria aperta, con mascherine indosso e dove poveri addetti all’ordine pubblico rischiano continuamente di essere presi a male parole (in primis proprio dal vostro affezionatssimo), nel tentativo di far applicare norme dettate da questa idiota idea che si possa prendere la SarsV2 così, per strada, quando l’OMS ha più volte ribadito che è sufficiente starsene tutti 1 metro gli uni dagli altri. A tale proposito: inviterei tutti a starmi sempre ad almeno un metro di distanza, a prescindere dal Virus, ché mi fate caldo.

In questo Paese, l’alta mortalità del Virus è stata in buona parte dovuta alla bovina incompetenza di chi ha amministrato quello che poteva essere un caso da bazzecola, in quelle regioni dove la tracotanza di pochi ha causato la dipartita di molti. Qui lo dico e lo attesto così come scrissi già il 23 febbraio scorso: questa è un’epidemia che se fosse stata contenuta non avrebbe causato il picco di mortalità che c’è stato in Lombardia, perché la sua mortalità, se adottate le opportune contromisure, è paragonabile, lo ribadisco adesso, a quello di un’influenza molto aggressiva. Avremmo dovuto meglio proteggere i nostri anziani e non ammassarli negli ospedali, dove in molti abbiamo perso dei cari che, tenuti fuori dal girone infettivo ospedaliero, sarebbero forse arrivati all’estate.

Lo dimostrano i casi di Danimarca e Norvegia contro Svezia, lo dimostra il fatto che, mentre in Toscana la mortalità è praticamente stata identica a quella dello scorso anno nello stesso periodo, a Roma è calata di quasi il 10%. Fonte Ministero della Salute: www.salute.gov.it/portale/caldo/SISMG_sintesi_ULTIMO.pdf

A questo proposito, cari romani, vi invito tutti a prendere più mezzi pubblici, perché evidentemente vi accoppate a migliaia sul GRA, ma questo non c’entra, via!

Ma nel Paese degli Ipocondriaci ovviamente non si può dire la nostra senza essere tacciati di “tuttologismo”. Cari amici, quelli che “i virologi da fb”, se voi volete essere governati dai camici bianchi fate pure, ma fatelo facendovi chiudere a tre mandate in manicomio. Ho già più volte scritto e detto: il cittadino, si informa, cresce e cerca di capire e in base a ciò agisce p-o-l-i-t-i-c-a-m-e-n-t-e. Il suddito accetta i dictat di una categoria pseudoscientifica e si reca a votare ogni 5 anni.

Dicevo, non me ne vogliano i miei amici medici, ma da fisico di formazione, chimico enologico per elezione, matematico per inclinazione e onnivoro di ogni scienza per passione, lo devo dire e ribadire:

LA MEDICINA NON È UNA VERA SCIENZA!

E questo non è affatto, come potrebbe pensare una testa debole (anche laureata, non c’è differenza, in termine di debolezza encefalica, tra titolati e plebei accademici), un insulto. Tutt’altro! È una grande espressione di apprezzamento per coloro che si cimentano quotidianamente e con successo in una pratica dove, per ragioni di base, non ci si capisce niente.

L’ho detto, via. La medicina è una pratica, non una scienza, che ricorre a varie discipline delle scienze (quelle sì) fisiche, chimiche e biologiche (ovvia, anche psicosociali), per cercare di ridurre l’irriducibile e l’incomprensibile a qualcosa di comprensibile e trattabile: la vita animale.

Chiunque abbia adempiuto all’alto dovere civico di leggere tre cose in croce, o di allevare un paio di galline se è per questo, dovrebbe aver capito che quando e dove si ha a che fare con la Vita (microscopica o macroscopica) alla fine non ci si capisce mai niente.
Cervi che divorano uccellini? Gabbiani che mangiano piccioni? Virus che rimbalzano sui pangolini e ci invadono la quotidianità? Niente di strano, niente di nuovo, ma che mal di testa!

Sta di fatto che, in questa pratica, c’è chi grazie a sopraffina sensibilità raggiunge vette che sfiorano la taumaturgia, mentre la massa dei dottorini brancola nel buio. Provate a farvi venire qualcosa di anche minimamente strano e vedrete. (allarme storia di vita vissuta a seguire!)

Mi viene in mente infatti quel che disse alla mia diletta moglie incinta noto e famigerato professor-ecografista dell’ospedale di Siena, quando gli raccontammo uno strano aneddoto che ci era capitato.
Ella lei, la mia diletta moglie, appunto, era stata, durante i mesi terminali della gravidanza alle prese con una “misteriosa” difficoltà idraulica e che, dopo consulti con luminari di venti diverse specializzazioni in due ospedali diversi di due regioni diverse, aveva resistito alla potenza di indagine della “scienza” medica, per capitolare solo a una ricerca sui forum dedicati al puerperio.
Orbene, l’esperto medico, rotto ad ogni inganno della fisiologia femminile, al racconto, fece immediatamente la sua esatta e fulminea diagnosi. Al che urlammo: “Noi lo avevamo detto, lo avevamo letto su Internet ma LORO ci avevano detto di lasciar perdere google”. E il nostro disse, nel suo romanesco intercalare: “E c’hanno ragione, signo’, non ce deve guarda’ lei; ce devono guarda’ LORO!”

Aneddotica, certo, ma, giuro, vera come la lepre marzola ed efficace simbolo di quel che qui sostengo: la medicina, in particolare la diagnostica, non ha a che fare con protocolli e procedure ma con la capacità di sintesi di informazioni caotiche (in senso matematico). Ecco perché sono così tanti i medici che non ci capiscono assolutamente nulla. Nessuno li ha forniti degli strumenti culturali (con il che includo anche quelli scientifici, avendo io da tempo superato la divisione tra le due culture), necessari ad operare il balzo diagnostico per comprendere la malattia e il malato.
Ed è per questo che se devo credere a qualcuno in fatto di tendenze sulla medicina d’emergenza, tendo a prediligere il clinico in prima linea, piuttosto che il virologo da salotto autodichiaratosi luminare (premi nobel arteriosclerotici inclusi). E su questo torniamo a breve, che è un po’ il punto d’intersezione tra questa mia scrittura e la cronaca delle ultime ore.

Torniamo quindi nel Paese degli Ipocondriaci. È un luogo dove chi deve decidere non sa che è suo dovere farlo. È un posto in cui i decisori si celano dietro i camici bianchi dei professoroni delle baronie universitarie che, spesso, per il fatto stesso di aver superato di molto la loro data di scadenza, generalmente garantiscono di non capire più niente di niente, altro che luminari e premi nobel.

È un paese dove il buon senso non ha forte voce perché è subissato dall’incompetenza e dall’ignoranza, sai dei decisori che degli esperti.

È un paese nel quale chi si oppone all’ammasso dei cervelli viene visto e trattato come un fastidio.

È però anche il paese dove il Prof. Zangrillo, primario del San Raffaele di Milano, dichiara: “La carica virale dei nuovi tamponi è oramai ridicola e abbiamo le terapie intensive vuote.” e “Questa situazione non ci consente di curare chi ne avrebbe davvero bisogno” e “Non me ne importa niente di dove va in vacanza la gente, noi dobbiamo tornare a curare i malati” o qualcosa del genere, vado a memoria. Vedete la parte finale di: www.raiplay.it/video/2020/05/12-h-in-piu-97194a24-ea0c-47c8-a252-1eec1107aec1.html

È probabilissimo che sia proprio così, visti i grafici del ministero della Salute sulla mortalità che vi ho messo prima, ma anche se proprio volessimo schierarci con il Prof. Locatelli, uno dei principali paesaggisti del Paese degli Ipocondriaci, che si scaglia contro Zangrillo – dovremmo forse organizzare delle ordalie a mezzo duello giudiziario tra professoroni, per stabilire chi dice il vero – dobbiamo comunque chiederci: non staremo un po’ esagerando, adesso?

A un certo punto il principio di cautela rischia di soffocare il bimbo che poi si trasformerà in porcellino, nelle sue troppo amorevoli e nevrotiche cure. Le curve dei dati dicono, con una discreta evidenza per chiunque sappia leggere dati statistici, che l’epidemia, grazie alle sacrosante misure fin qui adottate per non far dilagare il contagio e abbassare altrimenti in una botta sola l’età media degli italiani, è in fase di regressione.

I precedenti coronavirus epidemici, Mers e SarsV1, che erano anche assai più micidiali ma che non hanno avuto una così attiva collaborazione da parte degli amministratori lumbard e di un sindaco delle Marche che non cito per lasciarvi il piacere di indovinare, sono scomparsi nel nulla dopo aver compiuto il loro ciclo. Non dovremmo ragionare su questo e decidere che un po’ di cautela va bene, anche se Locatelli non è il nostro campione preferito, ma che sacrificarci tutti sull’altare della vigliaccheria virale e sulla negazione del fatto che, ebbene, siamo infine tutti mortali, ci accopperà prima del tempo con le sue conseguenze piscologiche, economiche e sociali?

Rovesciamo il regno della paura che governa oggi il Paese degli Ipocondriaci e fondiamo la repubblica del buon senso e della giusta misura. E, non mettiamoci sulla linea di fuoco tra governatori di regioni, non schieriamoci con Zaia o contro Zaia, ma operiamo secondo un po’ di buon senso. Pro bono mio dirò anche: caro Presidente Rossi, sei ancora lì solo perché il Virus ha sospeso anche la democrazia. Vedi di non esagerare.

E quindi io in tasca la terrò ancora la mascherina, se nessun buzzurro verrà a pretendere che me la debba mettere all’aria aperta. Sennò, anche tenendo a mente quel che sta succedendo nei deliranti States, vi rimando al mio articolo del 25 aprile u.s. sul diritto del popolo all’insurrezione armata: www.gregoriogalli.net/25-aprile-o-il-diritto-di-un-popolo-allinsurrezione-armata-e-altre-considerazioni/

E chiudo con una nota finale per i NoVax e per coloro che si curano con l’acqua distillata addizionata di zucchero (sì, siete voi, furboni, che pagate l’acqua e zucchero come fosse l’elisir di lunga vita) i cari Omeoantipatici: voi potete pure continuare a portarle, le mascherine, non vi preoccupate! Ci farete a tutti un gran piacere, se vorrete prendere definitiva residenza nel Paese degli Ipocondriaci.

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